Mario Pilati (Napoli 1903-1938), ammesso appena quindicenne ad un corso avanzato di Composizione, nella classe del Maestro Antonio Savasta del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella, suscita l’attenzione dei professori e del Direttore M° Francesco Cilea con i suoi primi lavori che stupiscono per la padronanza della forma e la potente ispirazione.
Tra questi il Dialogo di Marionette per canto e pf. su versi di Sergio Corazzini, trascritto poi anche per voce e orchestra e la Sonatina per flauto e pianoforte in 2 tempi, primo nucleo di quella che, 5 anni dopo, con l’aggiunta del primo tempo, diventa la Sonata per flauto e pf., vincitrice del prestigioso premio Coolidge 1927.
Consegue il Diploma nel 1923 e, appena ventunenne, vince il concorso per la cattedra di Composizione al Liceo Musicale di Cagliari dove resterà per un biennio, incaricato anche di Storia della Musica e della classe di Direzione d’orchestra..
Nel 1926 si stabilisce a Milano, città culturalmente più viva e interessante e vi si afferma come compositore, critico musicale, direttore d’orchestra, maestro accompagnatore al pianoforte, pur continuando a dedicarsi, in forma privata, all’insegnamento, sua seconda grande vocazione.
In questo periodo così denso di attività, avviene il suo incontro con Gianandrea Gavazzeni di cui sarà il primo maestro di composizione, sempre prodigo di consigli e di incoraggiamenti, legati entrambi da una fervida, reciproca ammirazione ed amicizia.
Pilati vince ogni concorso a cattedra, ogni premio a cui si presenta – A sera su lirica di Antonio Fogazzaro, per orchestra, voci soliste femminili e coro femminile, Premio Bellini 1926; Sonata per flauto e pianoforte, Premio Coolidge 1927; Quintetto in Re per archi e pianoforte, Premio Rispoli 1928 – e si afferma come il più giovane e brillante compositore dell’epoca.
Si fa notare che il Premio Coolidge era stato vinto in precedenza da importanti compositori del calibro di Strawinski, Ravel, De Falla, Bartok, Bloch, Hindemith e, tra gli italiani, Casella, Pizzetti, Malipiero a cui si aggiunge, nel 1927, il giovanissimo Pilati.
I suoi primi lavori, pubblicati dagli editori napoletani Simeoli e Curci, sono seguiti ora anche dalle composizioni più recenti che Casa Ricordi pubblica e che sono eseguite con successo a Rassegne e Mostre musicali, in Italia e all’estero, tra il consenso delle personalità più eminenti del mondo artistico e culturale.
Grazie alla Sonata per flauto, eseguita nei concerti organizzati dalla mecenate Mrs. Coolidge a Chicago e a New York, anche Serge Koussevitski si interessa al giovane compositore italiano : dapprima suo figlio, Fabien Sevitzky, anche lui direttore d’orchestra, ne dirige a Philadelphia la Suite per pianoforte e archi il 4 gennaio 1928 con la Philadelphia Chamber String Sinfonietta e, con la stessa orchestra, il 7 gennaio 1931, solista al pianoforte Horace Alwyne.
Poi, lo stesso Serge Koussevitzky la dirige a Boston, alla Symphony Hall, con la Boston Symphony Orchestra il 13 e il 14 febbraio 1931 solista al pianoforte Jesus Maria Sanromà.
Appartengono a questo fortunato periodo milanese: il Quintetto in re Ricordi 1930, poi invitato a rappresentare l’Italia al Festival di Musica Contemporanea di Oxford, nel 1931, con l’Autore al pianoforte; la Sonata in fa per violino e pianoforte; la Sonata in la per violoncello e pianoforte; il Preludio, Aria e Tarantella per violino e pianoforte che, trascritto per orchestra, conoscerà un gran successo al Teatro Adriano di Roma, nel 1937, diretto da Victor De Sabata (che, dopo la morte dell’autore, lo dirigerà ancora alla Scala e in tournée europea).
Nel 1930, vinto il concorso per la cattedra di Armonia e Contrappunto al Conservatorio di Napoli, Pilati ritorna nell’ amata città, ispiratrice di tanta sua musica : Echi di Napoli per canto e pianoforte, Concerto in do magg. per orchestra e, soprattutto, l’ opera in dialetto napoletano Piedigrotta che, nelle sue intenzioni, doveva rappresentare il culmine della sua carriera di compositore. Vi lavorerà febbrilmente, già colpito dalla malattia, fino all’esaurimento delle estreme sue forze. Ma l’opera resterà incompiuta!
Nel 1933, vinta la cattedra di Contrappunto, Fuga e Composizione, il grado più alto dell’insegnamento nei conservatori, si trasferisce a Palermo dove inizia anche una fortunata attività di concertista, in duo con il violinista Guido Ferrari, alla Stazione Radio di Palermo e in tournées in tutta Italia, in cui esegue musica sua e di autori suoi contemporanei, oltre ai grandi classici.
Nel 1936 il Concerto in Do maggiore per orchestra riceve il Premio della Compagnia degli Artisti di Napoli; 2 anni più tardi, nel settembre 1938, verrà eseguito in presenza dell’Autore, diretto da Dimitri Mitropulos, al Teatro La Fenice, per il Festival di Musica Contemporanea di Venezia, ultima sua grande soddisfazione
Trasferito di nuovo al Conservatorio di Napoli, vi resta solo per pochi mesi: provato dalla malattia che lo tormenta ormai da due anni, Mario Pilati muore il 10 dicembre 1938, a soli 35 anni.
Unanime, il cordoglio del mondo della musica di cui è esempio il telegramma inviato da Francesco Cilea alla famiglia in lutto:
“Con profonda commozione apprendo triste immatura fine mio carissimo Pilati – Sua scomparsa est lutto della scuola musicale napoletana et dell’arte che tanto ancora attendeva dal vivido ingegno di lui. Alla desolata famiglia le espressioni più sentite del mio dolore. Cilea”
Alla sua scomparsa, che coincide con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale i cui bombardamenti provocheranno distruzioni e sconvolgimenti anche nell’arte, l’oblìo più ingiusto ha gradatamente avvolto Mario Pilati e la sua musica, vittima inconsapevole della implacabile condanna che si è abbattuta, nel dopoguerra, su tutta un’epoca.
Oggi, i manoscritti di Mario Pilati – un compositore che occupa un posto ben definito nella storia del ‘900 storico italiano – e le sue opere stampate, affidati alle cure della Biblioteca del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella, ritrovano finalmente nuova vita, offerti allo studio, alla diffusione e all’ ascolto, grazie al concorso di studiosi, interpreti e pubblico che decretano alla sua opera, nuovo favore e il successo di un tempo.