MARIO PILATI
I curatori di questo sito (Laureto Rodoni e Laura Esposito Pilati) ringraziano di cuore il professor Roberto Zanetti per aver gentilmente concesso l’aurorizzazione a pubblicare questo testo, tratto dalla monumentale opera La musica italiana del Novecento, Bramante editore, 1985, VOL. II, pp. 952-954.
E veniamo a quello che forse è il più pizzettiano dei compositori che operarono tra le due guerre, Mario Pilati. Musicista, s’è detto, che non fu direttamente allievo del parmense, ma che fu a stretto contatto con questi durante gli anni che trascorse a Milano come insegnante di tale Conservatorio (1926-30), allora retto proprio dal Pizzetti. Poco più giovane degli autori che abbiamo fin qui menzionato – essendo nato nel 1903 – il compositore napoletano scrive i suoi primi lavori nel 1921, affrontando anch’egli, come imponeva la moda musicale di quegli anni, la lirica: segnatamente quella, su testi esotici (come le Dos canciones espanolas), ma anche quella su testi italiani (come Purificazione e Dialogo di marionette, entrambe del 1922). Seguono 6 Madrigali per coro a quattordici voci, su antichi testi (1922-25), forse il primo segno evidente dell’assimilazione di modelli pizzettiani. Che poi si riconfermano e si perfezionano in un successivo lavoro per soli, coro e orchestra, Il battesimo di Cristo (1923-27), l’episodio evangelico che assieme al poco più tardo Salmo CXXXIII per due cori a otto voci (1925) rappresenta, forse al miglior livello, la produzione non strumentale del Pilati. Ché, difatti, Pilati è soprattutto un autore strumentale e cameristico, più esattamente, anche se parte della sua produzione si ricollega ancora alla lirica, appunto espressione cameristica, intimistica.[1]
Le sue prime affermazioni pubbliche avvengono con brani strumentali, quali il Notturno per orchestra (1923), eseguito a Napoli sempre nel 1923 sotto la direzione dello stesso Pilati, e la Suite per orchestra d’archi e pianoforte (1924-25), presentata al Teatro Civico di Cagliari nel maggio 1925 [2]. È questo anzi il brano che rivela al mondo musicale italiano il giovanissimo compositore: Casa Ricordi ne assume la proprietà, mentre il brano viene diffuso in audizioni pubbliche importanti, tra l’altro all’Associazione «A. Scarlatti» di Napoli, nel marzo 1926, alla Mostra del Novecento di Bologna nel 1927, all’Augusteo nell’aprile 1928.
La Suite, costituita da quattro tempi (nell’ordine Introduzione, Sarabanda, Minuetto in rondò, Finale), s’iscrive nel clima neoclassico che ormai andava estendendosi anche al nostro paese, ma vi aderisce in maniera tutt’altro che superficiale e scontata. Per meglio esemplificare, l’Introduzione è lavorata in maniera volutamente tronfia, così da assumere una dimensione massiccia e pretenziosa ch’è poi esplicitazione di un voluto atteggiamento ironico. Per contro la Sarabanda possiede una rara delicatezza, che accompagna incessantemente il dialogo malinconico tra gli archi e il pianoforte. Un avvio raveliano singolarizza il Minuetto, che finisce per assumere a sua volta atteggiamenti ironici, fino a un vero e proprio arguto motteggiare con il quale avviene il trapasso al finale, sorta di rondò a sua volta, che conduce alla ripresa del gesto esageratamente maestoso dell’Introduzione. Vi sono svariati elementi che riferiscono di una personalità ben individuata, forte e sicura: e specialmente la condotta armonica, nella quale però molto discende dal mondo pizzettiano, come il particolare impiego del diatonismo e l’allineamento di blocchi tonali liberamente disposti; ma anche la ricerca timbrica che è singolarizzata dall’organico prescelto e che comporta risultati fonici di suggestiva riuscita, di magica incorporeità – come in buona parte del Minuetto e del Finale.
MARIO PILATI (a destra) CON IL COMPOSITORE ALFREDO SANGIORGI
Si può conferire il significato di momento unitario a quello che vive la produzione del Pilati tra il 1926 e il 1932 (anni che coincidono col suo soggiorno milanese, pressappoco), e che ha come comune denominatore il suo cimentarsi con le forme che prendono a spunto la sonata. È un momento che comprende una serie di lavori a cui la critica – e, occorre precisare, anche lo stesso autore – assegnò un preciso rilievo nella moderna storia della musica italiana. In ordine cronologico i lavori sono: la Sonata per flauto e pianoforte (1926), il Quintetto in re con pianoforte (1927-28), la Sonata in fa per violino e pianoforte (1928-29) e quella in la per violoncello e pianoforte (1929), il Quartetto in la per archi (1931), il Concerto in do maggiore per orchestra (1931-32). La solida, piacevole Sonata flautistica e il Quintetto sono forse le composizioni in cui il neoclassicismo risulta più fedelmente seguito e così lo stile pizzettiano. Tanto è vero che un critico poteva scrivere [3]:
[…] spunta Pizzetti un po’ ovunque: così da non potersi vedere la fisionomia di Pilati, che resta tuttavia una bella promessa… (per) il discorso logico e disinvolto, armonicamente spontaneo, i temi elaborati con gusto e perizia… (per) la sicurezza di mano, la simpatica sincerità d’espressione, la saldezza nell’architettura e la sicurezza nel rendimento strumentale.
Nelle sonate successive, al contrario, si accentuano i caratteri romantici, nel contempo facendosi notare una certa assimilazione di elementi popolari che allora si vollero definire lombardi (essendo. come precisato, Pilati allora a Milano). Più avanzato linguisticamente il Concerto in do per orchestra, presentato a Venezia da Mitropoulos nel corso del Festival veneziano del 1938, dopo aver procacciato al Pilati un ennesimo premio, quello di un concorso indetto dalla Compagnia degli Artisti di Napoli [4]. Nel Concerto si realizza un discorso lucido e espressivo che allora si disse italianissimo, prodotto tipico della terra d’origine del Pilati, anche se ad esempio l’ultimo tempo risultava essere un Rondò alla tirolese. Vi risulta comunque temperata l’influenza pizzettiana e così pure quelle tracce di ravelismo che ricorrevano nella Suite.
E per contro, a partire da questo momento, si irrobustiscono gli umori popolareschi che il Pilati riesce ad assimilare e a porre alla base della sua inventiva. Umori però desunti dal mondo popolare napoletano, come si possono trovare evidentemente nei tre pezzi per viola e pianoforte Preludio, aria e tarantella (1930) [5], ma portati a un livello di elementi davvero fondamentali, lavorati con consapevolezza stilistica nelle 4 Canzoni popolari italiane per piccola orchestra (1933) e nei coetanei Echi di Napoli per canto e pianoforte (1933) o orchestra (1935), su poesie popolari, certo il suo miglior lavoro degli ultimi anni e una delle più genuine ricreazioni del mondo musicale e sentimentale popolaresco [6]. Ha scritto, riferendosi appunto agli Echi, il Gavazzeni [7], che in essi vi sono «canzoni che non si dimenticano per il loro senso realistico, per la scrittura che marca lo stile e gli dà determinatezza e valore d’arte».
MARIO PILATI A CAGLIARI (1925-26)
Alle composizioni che siamo andati enucleando non c’è molto altro da aggiungere. Poco tempo ancora e il compositore moriva prematuramente, lasciando anch’egli – come già per il più giovane Giovanni Salviucci, morto trentenne nel 1937 – l’impressione generalizzata di un talento promettentissimo che non aveva avuto il tempo d’esplicarsi completamente. Possiamo soltanto avanzare la notizia relativa al lavoro a cui Pilati si applicò negli ultimi anni: un’opera in tre atti d’ambiente napoletano, di cui gli riuscì di terminare solo l’atto iniziale. Ma è un segno di più per valutare quel suo rinchiudersi nell’esperienza popolaresca, dopo aver partecipato alle esperienze neoclassiche e al moderno rilancio sonatistico.
NOTE
[1] Ecco, in breve, la produzione lirica del musicista in ordine cronologico. 1924: Ninna nanna su poesia popolare trecentesca; Lettera amorosa su testo del Di Giacomo; 3 Canti su antiche poesie popolari napoletane per canto e orchestra (Calasciuncello, Canzone a dispetto, Si moro); 2 Epigrammi su antichi testi napoletani, pure per canto e orchestra (Che bella cosa de murire acciso e Magnammo, amice mièje); Ninna nanna funebre su testo di S. Satta. 1926: Lunella su testo di D’Annunzio; Deux Balladettes su testi di C. Altucci; La sera su testo di Fogazzaro, poemetto lirico per voci femminili e orchestra. 1927: Soneto XV della Vita nova. 1932: 2 Madrigali del Guarini. 1933: Echi di Napoli su antichi testi popolari (poi trascritti per canto e orchestra nel 1935). 1934: La tartaruga su testo di Trilussa; Amore su testo di Cardarelli.
[2] Pilati vinse in quegli anni svariati premi in concorsi nazionali e internazionali, a partire da[ Concorso «V. Bellini» del 1926, con il poemetto lirico La sera, e dal Concorso Coolidge , del 1927, con la Sonata per flauto e pianoforte, e fino al Concorso «Rispoli» del 1928 con il Quintetto, opera con cui si affermò completamente.
[3] Citiamo dalla recensione apparsa sulla «Rivista musicale italiana», fasc. I, 1931.
[4] Il Concerto ebbe buona diffusione, negli anni successivi. Tra l’altro venne ripreso dal Weingartner a Napoli, pochi giorni prima della morte del Pilati, avvenuta il 10 dicembre 1938. Citiamo ancora una successiva ripresa, stavolta diretta dal Pizzetti, a Torino, il 6 gennaio 1939, ripresa che ebbe preciso significato di commemorazione.
[5] Trascritti poi per orchestra, i tre pezzi furono presentati da Victor De Sabata all’Augusteo nel 1933.
[6] I quattro brani sono: Canzone a ballo, Filastrocca con variazioni, Il ritorno dalla mietitura, L’addio. In «prima assoluta» le 4 Canzoni furono eseguite nella Sala degli Artisti di Napoli, nel 1933. In seguito Pilati ne stese una versione per quartetto d’archi, legni, tromba e arpa (1936).
[7] Gli Echi di Napoli constano di otto brani, nell’ordine: Riccio riccio ricciolà, O vico, Serenata, Palummella de Francia, Divuzzione, Chi dice?, Palazzo d’ammore, Tammurriata.
[8] G. GAVAZZENI, Mario Pilati, in «Musica d’oggi», n. 1, 1939, pagg. 10-13.
NOTE SU MARIO PILATI da : ROBERTO ZANETTI « LA MUSICA ITALIANA DEL 900 »
pag. 596 nota N°11 – Napoletano (16 ottobre 1903), Mario Pilatí era stato allievo di Savasta nel Conservatorio della sua città. Aveva poi svolto attività didattica a Cagliari (1924-26) e Milano, ma rientrò in seguito a Napoli (1930). Aveva esordito nel primissimo dopoguerra come compositore, ma aveva ottenuto i primi importanti risultati conseguendo alcuni Premi in concorsi di composizione, tra cui il Concorso Coolidge 1927 con una Sonata per flauto e pianoforte. La Suite per orchestra d’archi e pianoforte risaliva al 1924-25, ed era già stata presentata dall’autore in un concerto tenutosi al Teatro Civico di Cagliari nel 1925. Morì, giovanissimo, il 10 dicembre 1938.
Pag. 930 [n.d. r.: dopo aver nominato tra gli allievi di Respighi, Malipiero, Alfano e Pizzetti alcune giovani e giovanissime leve come Rieti, Labroca, Veretti, lo Zanetti considera pizzettiano anche Mario Pilati] « Mario Pilati, che non fu però allievo del parmense, bensì di formazione napoletana, allievo del Savasta.”
Pag. 930 nota N° 5 « Il Pilati fu senz’altro il miglior prodotto dell’ambiente napoletano del dopoguerra. Alla scuola del Savasta crebbero anche Renato Parodi, Achille Longo, Barbara Giuranna (che poi studiò anche col Ghedini) e Terenzio Gargiulo.”
Pag.527 « Al IX Festival (Simc n. d. r), svoltosi a Oxford e a Londra nel 1931, vennero invece proposti la Rapsodia per orchestra di Virgilio Mortari e il Quintetto con pianoforte di Mario Pilati » [n.d.r. Al pianoforte sedeva lo stesso Pilati]
Pag. 529-30 « il prospetto elaborato dal Casella…. integrato con dati importanti, quali le date di nascita dei singoli autori e, per i più giovani, le date relative agli esordi in manifestazioni di rilievo e nei Festival SIMC. ». [n.d..r Per Pilati si citano le date 1925 e 1931].
Pag. 594 « L’appoggio economico e morale non mancò certo alla Mostra bolognese…..proponendo complessivamente musiche di 53 autori delle diverse generazioni, dalle più anziane fino a quelle dei più giovani Veretti, Pilati e altri »
Pag. 596 Riprodotto il programma del concerto diretto da Sergio Failoni il 7 aprile 1927 alla Mostra del 900 italiano al Teatro Comunale di Bologna dove, con opere di Alaleona, Cattozzo, Agostini, Pick-Mangiagalli, Copertini, Mulè, Ravasenga, Tommasini, figura Mario Pilati con la Suite per archi e pianoforte di cui è anche solista al pf.
Pag.602 Zanetti afferma che la Mostra bolognese ebbe un successo unanime quanto alla messa in valore di giovani compositori emergenti. « E di quei giovani ancora unanimamente si segnalavano particolarmente Ghedini, Rocca, Pilati e Rieti, quattro personalità molto diverse esplicative di un arco di tendenze ampio e promettente. » E poi, continuando nella stessa pagina, cita le due nuove Mostre, tenute a Roma dal 25 maggio al 1° giugno 1930 con ” lavori di certo interesse come la Serenata di Casella….il Quintetto in re con pianoforte di Pilati (1929)…”
Pag. 616 Per quanto riguarda i Festival veneziani, Pilati vi fu invitato per uno dei due concerti di tutta musica italiana, quello dell’11 settembre 1932 dove, insieme a lavori di Castelnuovo-Tedesco, Wolf-Ferrari, Davico, Sinigaglia, Pedrollo, furono eseguite le sue Quattro canzoni napoletane per canto e quindici strumenti.
Pag. 634 « La sesta edizione del Festival…..si svolse dal 5 al 13 settembre 1938 …..Anche nel versante italiano non si hanno lavori di particolare spicco ma una serie di buone opere tra cui la Sonata a tre di Casella, le due Cantate spirituali del più giovane Ghedini….Salviucci…. Frazzi…..Pilati (Concerto in do per orchestra)…. »
[n.d.r. Fu l’ultimo Festival di Venezia a cui partecipò Pilati con il suo Concerto in do per orchestra diretto da Dimitri Mitropoulos e fu anche la sua ultima occasione di successo, prima della prematura morte, avvenuta soltanto pochi mesi dopo, il 10 dicembre 1938].
Bibliografia
MARIO PILATI
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GIANANDREA GAVAZZENI Ricordo di Mario Pilati La Rassegna Musicale XII 1939 pp.57-70 e poi Musica d’oggi XVII 1 gennaio 1939 pp. 10-13. Ripreso e ampliato in Ricordo di Mario Pilati [1939] Il suono è stanco Conti, Bergamo 1950 pp. 299 -306.
Cfr. anche il Disegno di Mario Pilati 1938 il Maestro è ancora in vita testo dattiloscritto pag.7 in Archivio privato Laura Esposito Pilati
WALTER TRILLINI Incontro di un Maestro 1938 dattiloscritto dell’autore, vecchio amico di famiglia, pag. 6 in Archivio privato Laura Esposito Pilati
ALCEO TONI Mario Pilati La rivista illustrata del Popolo d’Italia Anno XVII N° 1 Gennaio 1939 pp 50-51
ALFREDO SANGIORGI Mario Pilati L’Ora 26 febbraio 1939
LA MUSICA sotto la direzione di Guido M. Gatti a cura di Alberto Basso Parte seconda DIZIONARIO II – L-Z Unione tipografico-editrice torinese s.d. voce Pilati
CARL SCHMIDL Pilati Mario Dizionario Universale dei Musicisti Volume secondo M-Z Casa Editrice Sonzogno Milano s.d. presumibilmente 1936-37
pag 614-615
La Rassegna Musicale n° 10 Anno 11° Ottobre 1938 Notizia del trasferimento di Rito Selvaggi a Palermo e di Mario Pilati alla Cattedra di Composizione a Napoli
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ROBERTO ZANETTI La musica italiana del Novecento, vol. II, Bramante, Busto Arsizio 1985, pp. 952-954 + note pag. 930-527-529-530-596-597-601-602-615-616-635 copie 7 complete di note + altre note mancanti del frontespizio e del testo da pag 952 a 954
ANDREA SOMMARIVA Pilati Mario Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti diretto da Alberto Basso Torino UTET 1988 Le Biografie vol. VI a pag.18 –
Gianandrea Gavazzeni Scena e retroscena Una testimonianza Rizzoli 1994 pp 156, 161-62, 178
ENRICO NISTRI Anni Trenta ritratto di un decennio tra politica, Cultura e Costune LOGGIA DE’ LANZI Firenze Aprile1995 pag. 81-101
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La Sapienza Seminario di Letteratura teatrale
Prof. Franca Angelini Anno Accademico 2004-2005
UMBERTO GARBERINI A Ravello concerto-omaggio a Mario Pilati Roma 3 settembre 2006
Mario Pilati e la musica del Novecento a Napoli tra le due guerre Atti del Convegno nel centenario della nascita Napoli 5-6 dicembre 2003 a cura di Renato Di Benedetto Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2007
ENNIO SPERANZA La musica da camera di Mario Pilati : opzioni formali e predilezioni di un giovane talento Mario Pilati e la musica del Novecento a Napoli tra le due guerre Atti del Convegno nel centenario della nascita Napoli 5-6 dicembre 2003 a cura di Renato Di Benedetto Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2007
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DANIELA MARGONI TORTORA Mario Pilati e la scuola di composizione in Italia (e a Napoli) agli inizi del Novecento Firenze Leo.S.Olschki Edit. MMVIII
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DARIO CANDELA Mario Pilati e i colori dell’orchestra Note introduttive al CD Mario Pilati Orchestral Works diretto da Adriano con la Moscow Symphony Orchestra – INEDITA novembre 2010
GIUSEPPE CAROTENUTO Preludio, Aria e Tarantella Note introduttive al CD “Mario Pilati Orchestral Works” diretto da Adriano con la Moscow Symphony Orchestra – INEDITA novembre 2010
SANDRO CAPPELLETTO Mario Pilati Quintetto in re nota introduttiva al CD Naxos 2011 N° 8.572628
LUCIANO MARUCCI ANNA MARIA NOVELLI Mario Pilati e
GiovanniTebaldini.Un esemplare sodalizio artistico e umano
tra classicità e contemporaneità in Hat 3 periodico, primavera 2011 pp.58-92
FRANCESCO CIRILLO (a cura di) Mario Pilati A sera poemetto lirico dalla poesia di Antonio Fogazzaro, per voci femminili e orchestra riduzione per canto e pianoforte dell’Autore – note illustrative di F. C. e di Nicola Balzano – Centro di Ricerca e di Sperimentazione Musicale 2011
LAURA ESPOSITO PILATI 19 aprile 2011 presentazione di Mario Pilati Piedigrotta opera popolare napoletana versi di Carlo Altucci azione scenica di M.P. riduzione per canto e pianoforte dell’Autore a cura di Francesco Cirillo – Centro di Ricerca e Sperimentazione Musicale
LAURA ESPOSITO PILATI Lausanne 17 novembre 2011 introduzione a Mario Pilati: Mare e Amore due liriche da camera – edizione critica a cura di Annamaria Giannelli – prefazione di Bruno Canino Florestano ediz. Bari
Musica e musicisti a Napoli nel primo Novecento Atti del Convegno Internazionale a cura di Pier Paolo De Martino e Daniela Margoni Tortora Napoli 21-23.5.2009 nella sede dell’Istituto Napoli MMXII
Pilati Mario pp. 7- 8- 11-12- 29 note 133-137- 147-156- 183-203- 216- 217- 238- 241-244- 248-252-362-393-429- 437- 438- 442- 445-447-449-459- 486-490-491-496
ANNAMARIA GIANNELLI Mario Pilati, Mare e Amore, due liriche camera edizione critica a cura di – Urtext Bari Florestano edizioni 2012
Merita di essere ricordata, tra gli scritti in onore di Mario Pilati, anche questa risposta di Bruno Canino alla musicista Annamaria Giannelli che gli chiedeva una prefazione alla sua pubblicazione su Pilati di cui sopra
Bruno Canino To: Annamaria Giannelli
Sent: Sunday, January 29, 2012 12:08 PM
Subject: Re: Mario Pilati
Gentile Annamaria,
scusandomi del ritardo le invio finalmente questa paginetta, faticosamente concepita, che potrebbe accompagnarsi al suo testo su Pilati. Sia libera
di censurarla o abbreviarla.
Pur essendo molto vecchio non lo sono abbastanza per potere avere avuto il privilegio di incontrare Mario Pilati. Però, otto anni dopo la sua scomparsa,io ragazzino coglievo non soltanto dai miei maestri – Vincenzo Vitale per il pianoforte e Renato Parodi per la composizione – ma anche da molti altri musicisti e appassionati, parole di dolore per la sua fine prematura, e di gran lode per il suo talento, la sua preparazione, e le sue composizioni.
Noi italiani abbiamo la perfida specialità di non sapere o non voler valorizzare i nostri artisti, il nostro patrimonio culturale: quando ero direttore della sezione musica della Biennale di Venezia, feci programmare un lavoro sinfonico di
Pilati, e certo non fui lodato dalle torme di compositori più o meno giovani, bramosi di esecuzioni.
E dunque in bella controtendenza il lavoro di Annamaria Giannelli sulla figura di Pilati, e la sua dettagliata analisi dei due Poemi vocali “Mare” e “Amore”.
Dal testo introduttivo si prospettano e illustrano quelle che erano state le influenze formative, le costanti stilistiche dell’opera di Pilati, e che certamente erano quelle proprie del suo tempo, ma, in quel clima che era in cerca di
ritrovare una voce italiana (ma, grazie al cielo, non certamente autarchica), si riferivano più alla Francia che non al Mitteleuropa.
La raffinatezza armonica di Pilati certamente si distacca dal più austero mondo modale caro a Pizzetti, cui senza dubbio Pilati era pur devoto; e la verve e la maestria strumentale danno alla sua opera un carattere vivace, senza essere
salottiero, e sensibile senza essere sentimentale. Accosterei piuttosto la sua figura a quella dell’amico Castelnuovo Tedesco, forse a Pick Mangiagalli, e il suo atteggiamento può far presentire il magico mondo di Nino Rota.
Una lettura, quella della Giannelli appassionata ed esatta, e ci aspettiamo altre e più estese esplorazioni dell’opera di questo bel musicista.
Un caro saluto
Bruno Canino
VALERIA REA (a cura di)
Mario Pilati Echi di Napoli
otto canzoni su vecchi testi popolari per canto e pianoforte trascrizione per chitarra Centro di Ricerca e di Sperimentazione Musicale 2013
LAURA ESPOSITO PILATI Napoli 30 ottobre 2014 Presentazione di Mario Pilati Echi di Napoli otto canzoni su vecchi testi popolari per canto e pianoforte a cura di Francesco Cirillo – Centro di Ricerca e Sperimentazione Musicale 2014
FRANCESCO CIRILLO (a cura di) Mario Pilati Piedigrotta opera popolare napoletana adattamento per due pianoforti e percussioni a cura di F. C. di Centro di Ricerca e di Sperimentazione Musicale 2014
MARTA POGGESI La carriera musicale di Mario Pilati….booklet del CD TACTUS TC 901602: Mario Pilati Suite per pianoforte e archi – Bgatelle per pianoforte Giovanni Nesi pf- Orchestra Nazionale Artes dir. Andrea Vitello 2014
LAURA ESPOSITO PILATI Napoli, 7 ottobre 2013 Esito a stendere qualche riga….. ….booklet del CD TACTUS TC 901602: Mario Pilati Suite per pianoforte e archi – Bgatelle per pianoforte Giovanni Nesi pf- Orchestra Nazionale Artes dir. Andrea Vitello 2014
****Tesi di laurea:
Gianluca Blasio (laureato con 110/110)
Mario Pilati (1903-1938): la vita e l’opera nella prospettiva della tradizione musicale napoletana
Corso di laurea in CULTURA E AMMINISTRAZIONE DEI BENI CULTURALI
Tesi di laurea in MUSICOLOGIA E STORIA DELLA MUSICA
A.A. 2017-18
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Relatore, Ch.mo prof. Giorgio Ruberti
Marta Poggesi (laureata con 110 e lode)
La musica vocale di Mario Pilati
Università degli Studi di Firenze
Facoltà di Lettere e Filosofia
Corso di Laurea in Lettere Moderne Storia della Musica
Anno Accademico 2002-2003 Relatore Prof. Franco Piperno
Daniele Zollo (laureato con 110 e lode)
Gli « Echi di Napoli » e l’opera vocale di Mario Pilati nel centenario della nascita (1903–2003)
Università degli Studi de « La Sapienza » Roma
Facoltà di Lettere e Filosofia
Corso di laurea in Letteratura Musica e Spettacolo –
Tesi di laurea di nuovo ordinamento in Storia della Musica
Anno Accademico 2002-2003
Relatore Prof. Raul Meloncelli
Tutore Prof. Pino Fasano
Paolo Sullo (laureato con 110 e lode)
L’opera teorica di Mario Pilati : il « Corso di Composizione »
Università degli Studi di Tor Vajanica Roma
Facoltà di Lettere e Filosofia –
Tesi di Laurea in DAMS
Anno Accademico 2004-2005
Relatore Prof. Giorgio Sanguinetti
Correlatrice Prof.ssa Rosa Cafiero
Giuseppe Carotenuto (laureato con 110 e lode)
I Quintetti per archi e pianoforte di Mario Pilati e Achille Longo
Univerità degli Studi « Federico II » Napoli
Facoltà di Lettere e Filosofia
Corso di Laurea in Lettere
Tesi di Laurea in Storia della musica moderna e contemporanea
Anno accademico 2006-2007
Relatore Prof.ssa Marina Mayrhofer
Michelangelo De Luca (laureato con 110 e lode)
Mario Pilati : Lo stile compositivo a confronto con l’opera di Ildebrando Pizzetti
Ministero dell’Università e della Ricerca
Alta Formazione Artistica e Musicale
Conservatorio di Musica « San Pietro a Majella » Napoli
Diploma Accademico di II livello in Discipline Musicali
Tesi di Laurea in Musica da Camera
Anno Accademico 2006-2007 Relatore Prof.ssa Daniela Tortora
Tesi DI MATURITÀ
Tamina Wicky (travail de maturite’)
Mario Pilati: redécouverte d’un compositeur méconnu
Travail de maturité reçu avec mention très bien (4 novembre 2009)
Maître accompagnant, Pierre Nicolet
Collège de Saussure – Volée 2008-2010