Porta a Pizzetti pure [come i Cinque Pezzi di Rota] la Sonata del napoletano Mario Pilati (1903-1938) che del parmense non fu discepolo diretto, ma che ne subì
il forte influsso durante gli anni (1926-1930) trascorsi a Milano, come
insegnante di conservatorio. L'attrazione verso Pizzetti, allora
direttore, non era determinata solo "da ragioni puramente musicali, ma
anche dal fascino della sua spiritualità" tanto che appariva "un
maestro di vita, oltre che d'arte". Le prime pubblicazioni risalgono al
1921 e coincidono, come imponeva la moda del momento, con brani lirici.
Ben presto però l'amore per la musica strumentale si afferma e genera,
nel 1923, il Notturno per orchestra e la Suite per orchestra d'archi e pianoforte.
La sonata per flauto risale a qualche anno dopo, il 1926, e rientra in
un momento creativo unitario dominato dalla forma sonata. La solida e
piacevole composizione flautistica risente fortemente dello stile
neoclassico e pizzettiano, anche se il discorso vi appare personale e
disinvolto, armonicamente spontaneo e molto ricco; i temi vi sono
elaborati con gusto e perizia; l'architettura è solida. Riecheggiano
francesismi di stampo impressionista, complicate e variegate
successioni ritmiche, sovrapposizioni metriche contrastanti, cromatismi
d'effetto. La sonata vinse il concorso Coolidge bandito nel 1926
dall'associazione "Alessandro Scarlatti" e fu dedicata, nell'agosto
dell'anno successivo, alla benemerita signora Elisabeth Sprague Coolidge.
Il 18 novembre 1931 fu eseguita nella grande, sala del Reale
Conservatorio di Napoli da due interpreti d'eccezione: Marcel Moÿse,
flauto e Alfredo Casella pianoforte. L'eterogenea serata dedicata alla
musica contemporanea comprendeva, oltre alla Sonata di Pilati, il
Quartetto in sol maggiore di Mario Castelnuovo Tedesco, Tre canzoni di
Ildebrando Pizzetti e la Partita per pianoforte e orchestra di Casella.
Qualche giorno prima, il 12 novembre, gli stessi Moÿse e Casella
l'avevano interpretata nel corso di un altro concerto di musica
contemporanea tenutosi nella Villa Aurelia dell'Accademia Americana in
Roma.
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